Personal trainer e fisioterapista: una collaborazione vincente
Quello tra personal trainer e fisioterapista è una storia d’amore ad oggi mai nata, un rapporto da sempre conflittuale, ricco di incomprensioni e totalmente ignaro delle proprie affinità. Già, perché il personal trainer ed il fisioterapista mai come al giorno d’oggi sono così astrattamente vicini ma allo stesso tempo così concretamente lontani nelle rispettive vite professionali. Eppure, la loro sinergia avrebbe davvero molto da dare, soprattutto in ambienti come lo sport, il fitness e in generale il mondo dell’attività fisica, nel contribuire a migliorare la qualità della vita di chi si allena. Come può avvenire tutto ciò? È davvero possibile far coesistere in maniera sana queste due professioni per il bene della persona? Vediamo una breve panoramica dell’attuale rapporto tra personal trainer e fisioterapista e delle potenzialità di una collaborazione più che mai auspicabile.
La società di oggi è senza dubbio sempre più caratterizzata da stili di vita poveri di movimento e da lavori sedentari che riducono l’attività fisica quotidiana e alterano la postura, esponendo a problematiche come il sovrappeso e i dolori articolari. Ad accompagnare tale scenario sociale negli ultimi anni vi è stata una rapida impennata nell’interesse attorno al mondo del fitness, del benessere e del movimento in generale, quale contromisura attuabile per contrastare i vizi della nostra vita perennemente seduti davanti al PC. È così che per il personal trainer o in generale per il professionista del fitness si è alzata di molto la possibilità di imbattersi in soggetti da allenare che, alla ricerca dell’obiettivo estetico, associano la necessità di migliorare vizi posturali o di far convivere in maniera pacifica l’allenamento in palestra con i dolori articolari che saltuariamente li affliggono. Se Vuoi intraprendere in maniera seria questo percorso, mi sento di consigliarti il corso per diventare personal trainer di Project Invictus tenuto dall’amico Andrea Biasci.
In altre parole, gli ultimi due decenni sono stati caratterizzati da un aumento del coefficiente di difficoltà per il personal trainer, spesso spaventato dall’affrontare individui a cavallo tra lo stato di salute e la patologia. Come gestire al meglio tali situazioni? Come affrontare questa impennata nella multidisciplinarietà richiesta al profilo professionale? Senza ombra di dubbio ad oggi questo tipo di ambiente può e deve poter usufruire di una collaborazione proficua tra personal trainer e fisioterapista.
Sempre più persone si affacciano al mondo del fitness e dell’attività fisica con qualche acciacco di troppo oppure collezionano infortuni durante l’attività stessa quando non ben dosata e calibrata sulla base delle caratteristiche individuali. Queste persone spesso abbandonano l’attività dopo poco tempo, o scoraggiate dal peggiorare dei dolori, oppure rassegnate da quell’infortunio che non smette di ripresentarsi ogni volta che si preme di più l’acceleratore con gli esercizi. Nasce in questi casi l’esigenza di un professionista completo del movimento o di un’equipe di professionisti che sappia ben comunicare per il bene della persona, la quale ad oggi deve avere il diritto di allenarsi in sicurezza, sfruttando il movimento per migliorare invece che per peggiorare. Questo, a maggior ragione, anche alla luce delle ultime evidenze scientifiche, che riportano il movimento e l’esercizio con sovraccarichi come strumento terapeutico altamente efficace per la risoluzione di dolori articolari cronici come per esempio il mal di schiena o il dolore cervicale.
Il paradosso attuale purtroppo invece vede all’aumentare di un bisogno chiaro e sempre più frequente, una totale disconnessione tra il mondo del personal training e quello della fisioterapia, in perenne lotta tra loro su “chi può fare cosa”, dimenticando invece il “cosa possiamo realmente fare insieme”, aggiungendo qualcosa all’altro invece di cercare a tutti i costi di togliere. Spesso assistiamo a due estremi opposti, situazione paradigma della mancanza di conoscenza dell’altro. Da un lato infatti abbiamo il personal trainer che spesso minimizza un dolore (“il dolore è tuo amico”), ragiona per protocolli posturali validi indistintamente per tutti e parla male del fisioterapista, additato spesso come uno scarso conoscitore del mondo dei pesi. Dall’altro lato abbiamo invece il fisioterapista che, al contrario, vede nell’attività con sovraccarichi un potenziale serbatoio di articolazioni infortunate da cui stare lontano (“se fai così ti spacchi la schiena!”), dipingendo ai propri pazienti una visione troppo fragile del corpo umano, limitandone le funzionalità motorie a scapito della qualità della vita nel lungo periodo.
Eppure, come abbiamo detto i margini per una sana e buona collaborazione ci sono davvero tutti. Basterebbe che il personal trainer sapesse riconoscere quando, per aiutare un cliente con qualche problemino di troppo, sia necessario uscire dal recinto di competenze a lui richieste e perdere quella cattiva abitudine di sentirsi in dovere di dare sempre una risposta. Basterebbe che il fisioterapista si facesse un bagno di umiltà e capisse che per parlare di allenamento bisogna conoscere l’argomento e almeno una volta nella vita bisogna essersi allenati. Insomma, basterebbe riconoscere che in questo tipo di contesto il personal trainer e il fisioterapista pescano da un insieme di conoscenze che prevede un’intersezione comune dalla quale partire per unire le forze e per dare ognuno il proprio contributo in ciò che sa fare meglio. Impossibile? Sicuramente no. Ad oggi stanno già nascendo centri e collaborazioni sul territorio nelle quali la cooperazione è all’ordine del giorno e il servizio per la persona enormemente migliore. Perché il movimento può essere una medicina quando qualcosa fa male (fisioterapia), ma anche il miglior modo per evitare che quello o altri dolori possano insorgere (allenamento), preservando forza e funzionalità il più a lungo possibile.
In definitiva sono essenzialmente due le possibilità di collaborazione tra personal trainer e fisioterapista in ambiente fitness e allenamento:
- soggetti che iniziano un percorso di allenamento con una storia clinica presente o recente di dolori, con un quadro più delicato e meglio inquadrabile attraverso una valutazione fisioterapica. In questo caso attraverso una efficace comunicazione il trainer riceverà informazioni utili a integrare la propria autonoma valutazione per personalizzare al meglio e in autonomia la scheda adattandola al soggetto e alla sua storia, lavorando sulle disfunzioni per prevenire recidive e raggiungere l’obiettivo prefissato;
- soggetti che sviluppano dolore durante il percorso di allenamento (il classico dolore alla spalla durante la panca o alla schiena nello Squat, o al gomito nelle trazioni). In questo quadro patologico il personal trainer deve possedere le conoscenze per riconoscere un’eventuale condizione meritevole di inquadramento fisioterapico, per avere poi più informazioni possibili per supportare la fisioterapia attraverso una scheda di allenamento adattata, volta a favorire la guarigione tramite il movimento progressivo e alcuni esercizi mirati a correggere le disfunzioni rilevate.
Insomma, spesso fisioterapista e personal trainer a loro insaputa seguono i medesimi principi con i medesimi strumenti: conoscenza degli esercizi, personalizzazione del programma e progressione dello stimolo e del carico. Lo fanno solo in momenti diversi, il primo in presenza di patologia, il secondo in sua assenza. Ciò però non deve distogliere l’attenzione dalle enormi potenzialità che tale collaborazione può avere ai giorni nostri per raggiungere il risultato estetico e allo stesso tempo per migliorare la salute e la qualità della vita. Mi auguro che sempre più professionisti uniscano le forze e remino dalla stessa parte, ricordando che la missione comune è sempre e comunque il bene della persona, utilizzando le proprie specifiche competenze nel rispetto di quelle altrui, aggiungendo invece di togliere all’altro, ed evitando competizioni sterili.
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David Di Segni
Fisioterapista – Posturologo Specializzato nella cura del dolore cronico senza uso di Farmaci, che opera nel campo ortopedico presso studio Mdm Fisioterapia di Roma dal 2003. Iscritto all’albo con N. 2096 della sezione di Roma. Biografia completa.