Osteopatia cervicale: un approccio riabilitativo diverso
L’osteopatia cervicale è uno dei tanti approcci riabilitativi per risolvere problemi e dolori in sede cervicale.
In questo articolo vediamo come l’osteopata può essere di aiuto, e sopratutto offrire un supporto a chi soffre di dolori acuti o cronici.
Cosa è l’osteopatia cervicale
Il dolore cervicale spesso caratterizzato da una perdita di movimento a carico del collo, può avere delle cause dirette (ernie, stiramenti, contratture…) ma può anche dipendere da disfunzioni localizzate in altri distretti del corpo. Prima di analizzare queste due eventualità vediamo nello specifico come è strutturata l’anatomia cervicale.
Anatomia del tratto cervicale:
Le vertebre cervicali sono 7 e formano la lordosi cervicale. Da c3 a c7, le vertebre hanno caratteristiche morfologiche simili tra loro, mentre le prime due, Atlante (c1) ed Epistrofeo (c2) presentano caratteristiche proprie ed uniche. L’Atlante non ha il corpo, ma possiede due archi, uno normale e l’altro dove di solito si trova il corpo, si chiamano arco anteriore e posteriore.
In questa vertebra manca il processo spinoso.
Nell’atlante c’è un grande foro vertebrale riempito in parte dall’articolazione con la seconda vertebra.
La seconda vertebra si chiama epistrofeo, sopra al corpo ha una protuberanza detta Dente dell’Epistrofeo. Il dente dell’Epistrofeo è molto lungo, sovrasta l’Atlante e arriva a livello del grande foro occipitale. La colonna vertebrale si collega alla base del cranio tramite l’Atlante, in corrispondenza delle faccette articolari, ai lati del forame magno dell’occipite.
L’articolazione si chiama Atlo-Occipitale e permette solo movimenti di flesso-estensione.
Il movimento di rotazione della testa invece avviene a livello dell’articolazione tra Atlante ed Epistrofeo.
Trattamento osteopatico:
In sede di trattamento è necessario, attraverso l’anamnesi, individuare con esattezza la natura del dolore cervicale: quando è insorto, se ci sono stati movimenti che lo hanno scatenato, se permette al paziente di dormire, se fa formicolare un braccio…come abbiamo detto le vertebre cervicali hanno rapporti anatomici e funzionali con molte strutture corporee.
I dolori più frequenti sono spesso causati da vita sedentaria, lavoro di ufficio, ore passate alla guida di auto o moto, cattive posture. E’ chiaro comunque che queste siano solo una limitata parte dei quadri di disfunzione che possono essere collegati alle cervicali.
Un esempio di disfunzione che interessa le vertebre cervicali a carico di altre strutture è quella dello stomaco. Lo stomaco per quanto situato nella cavità addominale, inizia con l’esofago a partire dalla faringe. L’esofago corre lungo la colonna vertebrale, dietro alla trachea ed al cuore e sfocia insieme all’aorta ed ai nervi vaghi di sinistra e destra attraverso il foro esofageo ed a partire dal cardias forma lo stomaco.
Se lo stomaco ha una qualsiasi forma di disfunzione, fosse anche una semplice perdita di movimento a causa di una postura non corretta (irrigidimento dei legamenti con diaframma, fegato, milza…) potremmo avere un interesse anche del rachide cervicale causata dalla trazione dello stomaco sull’esofago e di conseguenza sul tubercolo faringeo. Difatti spesso chi ha problemi allo stomaco tende a perdere la lordosi fisiologica, assumendo una atteggiamento di verticalizzazione ed antepulsione della colonna e del cranio per sopperire all’accorciamento delle strutture.
Conviene manipolare sempre strutturalmente il tratto cervicale, ovvero è importante sempre lo “Scrocchio”?
Spesso sì, sempre no: per prima cosa dobbiamo escludere patologie ben specifiche che ci mettono in guardia verso una manipolazione diretta (thrust); un ernia espulsa o una frattura di una vertebra sono due esempi abbastanza chiari che indicano un trattamento ben diverso da quello osteopatico.
Esistono ovviamente trattamenti dolci, senza manipolazioni dirette, come ad esempio il trattamento cranio sacrale o le tecniche fasciali. Abbiamo visto che anche il trattamento viscerale può essere funzionale per un dolore cervicale, quando, come abbiamo detto, la manipolazione diretta (che in ogni caso se eseguita da tecnici adeguatamente formati non hanno nessun tipo di rischio), per cui gli strumenti per superare un dolore cervicale sono molti, così come le possibilità di superarlo.
Non è possibile preventivare un numero preciso di sedute necessari per superare un dolore cervicale, solitamente dalle 3 alle 5 sedute sono quelle che in media bastano, ma molto dipende dalla situazione specifica di ogni paziente.
Un effetto che spesso insorge in caso di disfunzione cervicale sono le vertigini. Una delle cause delle vertigini, in relazione alle cervicali, è la compressione delle arterie vertebrali che, originate dalla succlavia omolaterale, si inseriscono a livello di c6 nei forami trasversali fino a c1 e si immettono nel cranio attraverso il forame magno anastomizzandosi tra loro e formando le arterie cerebellari o cerebrali posteriori. una disfunzione a livello delle vertebre cervicali potrebbe creare un’ischemia anche parziale di queste arterie, limitando l’afflusso sanguigno al cervelletto con conseguente senso di vertigine. uno dei segni è appunto l’insorgere delle vertigini in determinate posizioni della testa e del collo.
Normalmente in casi come questi è preferibile un trattamento di tipo fasciale o funzionale sulle vertebre interessate, senza trascurare il legame neurologico e fluidico con i gangli cervicali, in particolare con quello inferiore. A livello meccanico il trattamento cervicale non deve escludere anche quello delle prime due coste per le inserzioni dei muscoli scaleni e su k1 sempre del ganglio cervicale inferiore, delle clavicole con lo SCOM e anche della scapola con l’elevatore della scapola. Questi non sono che esempi che evidenziano la complessità della struttura cervicale e delle meccaniche nelle quali è implicata, argomento che si fa interessante nel caso si tratti di ernia.
Un paziente affetto da ernia può presentarsi in fase acuta ma può anche avere un’ernia silente; chiaramente è sempre necessario fare una buona diagnosi prima di qualsiasi trattamento.
In fase acuta non è consigliata una manipolazione diretta, preferendo un trattamento a distanza per correggere le eventuali posture antalgiche che spesso aumentano il circolo vizioso nel quale si trova il paziente. Ha un buon effetto il trattamento sulle toraciche fino a d4, sempre insieme alle altre strutture già elencate. E’ molto utile avvalersi della collaborazione di un fisioterapista per velocizzare la terapia anti infiammatoria attraverso l’uso di macchinari elettromedicali come la tecarterapia.
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David Di Segni
Fisioterapista – Posturologo Specializzato nella cura del dolore cronico senza uso di Farmaci, che opera nel campo ortopedico presso studio Mdm Fisioterapia di Roma dal 2003. Iscritto all’albo con N. 2096 della sezione di Roma. Biografia completa.