Osteocondrosi all’anca, ginocchio, e vertebrale
Con il termine Osteocondrosi, si intendono una serie di patologie che fino a pochi anni fa venivano chiamate Osteocondriti, che interessano uno o più nuclei epifisari od apofisari, durante il periodo di accrescimento dell’individuo (età infantile e puberale). L’eziologia di tali patologie non è ancora ben chiara, ma si denota sempre un alterazione di tipo necrotico-degenerativo, nel’area interessata dell’osteocondrosi.
Esistono tuttavia alcune teorie che tentano di spiegare l’insorgenza della patologia, come quella vascolare-o infarto osseo, dovuta forse ad una occlusione vasale o comunque ad un minore apporto ematico al nucleo di accrescimento.
Cosa è un nucleo di accrescimento?
Il corpo umano, fina dalla nascita, tende a crescere in altezza e grandezza, aumentando i volumi di ogni distretto, sopratutto a livello osseo, fino al raggiungimento dell’età adulta.
Proprio l’accrescimento nelle ossa è permesso grazie a una serie di parti distali dell’osso, chiamate appunto nuclei di accrescimento, che permettono la crescita dell’individuo, che quando si ossificheranno chiuderanno le possibilità di crescita. Radiologicamente facendo una banale lastra ad un bambino, si nota facilmente un area rotondegiante che nell’adulto scompare completamente.
Possiamo quindi riscontrare delle osteocondrosi a carico di quasi tutti i distretti interessati dai nuclei di accrescimento.
Possiamo quindi distinguerle in:
-Osteocondrosi dell’epifisi prossimale del femore:
Tale osteocondrosi è anche chiamata Morbo di Perthes. Colpisce generalmente il sesso maschile in una età compresa tra i 4 e i 12 anni. Interessa il nucleo di accrescimento epifisario prossimale del femore, può interessare un solo arto o più raramente entrambe le anche. Ha una evoluzione lenta, con tempi di oltre un anno.
Sono state distinte 3 fasi evolutive della malattia:
- Fase degenerativa: si ha una degenerazione della cartilagine epifisaria, ovvero di quello strato cartilagineo che si trova tra la cartilagine articolare ed il nucleo epifisario. In tale fase possono riscontrarsi vasi sanguigni stenotici, o trombizzati con fenomeni di fibrosi peri ed intravasale
- Fase necrotica: si riscontra una necrosi e frammentazione dell’osso spongioso subcondrale
- Fase riparativa: è la fase in cui il corpo tenta di recuperare il danno instaurato, il cui risultato dipende da quanto è stato celere il trattamento.
Nei casi non trattati si può riscontrare uno schiacciamento e deformazione del nucleo epifisario,processi riparativi sommari, con isole calcifiche, accorciamento ed ingrossamento del collo femorale, ma più frequentemente uno spianamento a “Fungo” della testa del femore (detto anche Coxa Plana o Coxa Magna), e naturalmente una incongruenza articolare.
Sintomi di una Osteocondrosi del femore:
Il bambino avverte dolore , dopo affaticamento e sport, all’anca con spesso una irradiazione fino al ginocchio, e lungo la zona interna della coscia. Per non sentire troppo dolore, il bambino tende a zoppicare, cercando istintivamente di caricare il meno possibile sull’arto colpito. Si nota un atteggiamento di adduzione e rotazione esterna dell’arto, con limitazione alla abduzione e intrarotazione . All’esame obiettivo si riscontra spesso una ipotrofia del quadricipite.
Trattamento:
È generalmente incruento, ha una durata medio lunga, e l’obiettivo è quello di sottrarre al carico l’anca al fine di evitare lo schiacciamento dell’epifisi prossimale del femore (testa del femore). Può essere effettuato mediante apparecchi gessati o con tutori ortopedici con scarico sulla tuberosità ischiatica per consentire la deambulazione senza gravare l’anca dal carico. Tuttavia alcuni autori tendono a trattare il morbo di Perthes con un tipo di tutore che permette la deambulazione, ma con una abduzione dell’anca, consentendo un nuovo modellamento reciproco tra l’acetabolo (concavità), e la testa del femore.
Il dolore può essere contenuto con ghiaccio, e terapie fisiche come il Laser, la Tecarterapia, o gli ultrasuoni.
Osteocondrosi Vertebrale Giovanile:
Tale patologia è chiamata anche morbo di Scheuermann e consiste nella localizzazione della osteocondrosi al livello dei piatti cartilaginei epifisari (sia quello superiore che quello inferiore), generalmente colpendo i corpi vertebrali dorsali.
Dal punto di vista sintomatologico questa osteocondrosi è spesso priva di dolore, ma talvolta sopratutto nel giovane adolescente, può crearsi una condizione di sovraccarico a livello lombare per compenso.
Guardando una lastra di un soggetto affetto da osteocondrosi vertebrale giovanile, si nota una irregolarità e frastagliamento delle superfici superiore e inferiore dei corpi vertebrali con una lieve deformazione a cuneo anteriore, e incurvamento secondario in cifosi della colonna dorsale.
Il trattamento e cura con Fisioterapia, prevede sedute di Rieducazione Posturale con cadenza settimanale, per tutto il periodo di crescita, con esercizi di allungamento delle colonna, e rettilinizzaizone della stessa, mediante esercizi attivi. Purtroppo, quando sono evidenti i sintomi di questa osteocondrosi, ormai i danni sono fatti, e il trattamento riabilitativo è volto a limitare i dannie soprattuto il peggioramento della cifosi.
In alternativa o comunque assieme alla fisioterapia, si possono associare al trattamento dei corsetti mobili da applicare per alcune ore della giornata, proprio per scaricare la pressione sulle vertebre colpite.
Ecco alcuni esercizi per Curare la malattia di Scheuermann: (in spagnolo purtroppo)
Osteocondrosi Dell’apofisi tibiale Anteriore (morbo di Osgood-Schlatter):
È una osteocondrosi, molto frequente nei maschi, spesso sportivi (calcio,tennis, pallavolo e basket sono gli sport maggiormente coinvolti), a causa di un interessamento del nucleo di accrescimento del ginocchio anteriore. IN tale sede si inserisce il tendine del quadricipite (apofisi tibiale). Il ragazzo Accusa tumefazione nell’area anteriore del ginocchio subito sotto la rotula. La diagnosi si fa mediante una lastra in cui si evidenzia una ipertrofia, frammentazione ed accentuazione del nucleo di accrescimento.
Clinicamente l’area risulta essere arrossata, gonfia e sopratutto dolorante sia alla palpazione, che durante il movimento.
Il trattamento deve essere il più tempestivo possibile. Si consiglia immediatamente di sospendere ogni tipo di attività sportiva, anche minima. Si Procede con almeno impacchi di ghiaccio per almeno 3 volte al giorno per un periodo non superiore ai 15 minuti.
Si inizia la cura con la fisioterapia, mediante sedute di Laserterapia, tecar, e ultrasuoni, con cadenza 3 volte la settimana.
Nei casi particolarmente gravi e sopratutto refrattari alle cure si può confezionare una valva gessata che va tenuta per almeno 20-25 gironi.
Osteocondrosi o Osteocondrite Dissecante (morbo di Konig):
Questa particolare forma di osteocondrosi può colpire anche l’adulto, e in verità si tratta di una vera e propria necrosi parcellare che interessa solo una piccola parte , a volte minuscola , della cartilaggine articolare del ginocchio, nella componente spongiosa subcondrale dell’epifisi distale del femore (in alcuni casi, può essere colpito il gomito o l’astragalo).
Caratteristica peculiare, è che il piccolo frammento lentamente si distacca completamente, e può migrare all’interno dell’articolazione, andando a creare fenomeni di blocco articolare, tale reperto è anche detto “Topo articolare”. Tale segno porta il ginocchio ad una impossibilità all’estensione, sintomo questo che permette di fare diagnosi differenziale con le lesioni meniscali.
Sintomi dell’osteocondrite dissecante:
La sintomatologia dolorosa nelle fasi iniziali è spesso intermittente, con una localizzazione generica, quasi mai localizzata. Possono essere presenti degli idrarti (rigonfiamento con licquido sinoviale all’interno del ginocchio), e proprio a causa del dolore e dell’eventuale carico ridotto, si può riscontrare una ipotonotrofia del quadricipite.
Il Trattamento dipende dalla fase in cui si fa diagnosi:
Se in una fase iniziale si può fare una terapia intensa con magnetoterapia con sedute notturne di almeno 6 ore fino a 10 ore giornaliere.
Si aiuta la guarigione con Tecarterapia e Laserterapia, oltre a tentare di contrastare l’ipotono del quadricipite con esercizi attivi.
Nei casi più gravi si deve procedere con l’intervento chirurgico in artroscopia per riparare la lesione fissandola con delle viti, ed eventualmente togliere il piccolo frammento libero nell’articolazione.
David Di Segni
Fisioterapista – Posturologo Specializzato nella cura del dolore cronico senza uso di Farmaci, che opera nel campo ortopedico presso studio Mdm Fisioterapia di Roma dal 2003. Iscritto all’albo con N. 2096 della sezione di Roma. Biografia completa.