Spondilite anchilosante la guida completa
Spondilite anchilosante cosa è?
La Spondilite Anchilosante (abbreviata con il termine SA) è una malattia reumatica che colpisce elettivamente lo scheletro assiale, a carico del quale col passare del tempo determina una diffusa rigidità, esisto di un processo infiammatorio cronico del tessuto connettivo fibroso e dell’osso nelle sedi inserzionali di tendini e legamenti.
Sono colpiti generalmente soggetti in età giovanile ( con età compresa tra i 15 -35 anni) in prevalenza maschi rispetto alle femmine
Esiste una predisposizione genetica alla Spondilite Anchilosante?
Una chiara predisposizione genetica risulta ben delineata già da tempo. Gli studi familiari dimostrano che circa il 15% dei pazienti ha parenti con spondilite anchilosante. Inoltre risultano molto elevate le aggregazioni familiari, calcolate come prevalenza media nei parenti rispetto ai controlli,e la concordanza in gemelli monovulari. L’immunogenetica ha confermato di recente il ruolo dei fattori genetici evidenziando come il 96% dei soggetti affetti da Spondilite anchilosante risulti positivo per l’allele HLA-B27, presente nel 7% della popolazione caucasica.
Quale è la Causa della Spondilite Anchilosante?
Non si conosce la causa della spondilite anchilosante ma la scoperta dell’allele HLA-B27 ha aperto un vasto settore di ricerche riguardanti il ruolo genetico che innesca il meccaniscmo patogenetico alla base del problema.
nello scheletro dei pazienti affetti da spondilite, il processo infiammatorio riguarda prevalentemente le entesi (entesiti) ovvero la zona di giunzione tra tendini e ossa sui cui si inseriscono.
Quali sono i Sintomi di una Spondilite Anchilosante?
La malattia esordisce in età giovanile (II-III decade di vita). Sono colpiti sopratutto i maschi, nei quali tipicamente compaiono dolori e rigidità alla regione lombosacrale. Tali sintomi possono peraltro iniziare in qualsiasi altra sede della colonna vertebrale. Generalmente vengono interessate per prime le articolazioni sacroiliache con dolore localizzato alla regione presacrale e alle natiche con possibile estensione alla coscia e al poplite fino alla metà prossimale del polpaccio (sciatica mozza), ad andamento alternato ai due lati (sciatica basculante). Inizialmente il dolore e la rigidità si manifestano sopratutto la notte durante il riposo, sono più intensi al mattino e si accentuano con la sedentarietà. L’andamento è caratteristico a Poussé, con periodi della durata di alcuni giorni, seguiti da remissione spontanea. In seguito la sintomatologia tende a presentarsi con una frequenza maggiore, fino a diventare continua, ma conserva la peculiarità di miglioramento con l’attività sportiva.
Ciò che permette di differenziare il dolore lombosacrale di origine infiammatoria , quale quello da impegno delle sacroiliache, dal dolore lombosacrale di origine meccanica, sono l’inizio insidioso a riposo, la presenza di rigidità al mattino, la regressione grazie allo sport e la persistenza per svariati mesi. Ad avvalorare le ipotesi dobbiamo aggiungere il dolore notturno che costringe il paziente ad alzarsi, e l’assenza di miglioramento al riposo a letto.
In circa il 10% dei casi assistiamo alla comparsa di un dolore sciatico, trafittivo in zona presacrale e ai glutei, accentuato dai movimenti di torsione, mancando però altri sintomi di impegno nervoso. in un altra percentuale del 15% e nelle forme giovanili, la malattia esordisce con una monoartrite periferica agli arti inferiori (ginocchio e caviglia), o un dolore nelle entesi del piede (aree di giunzione tra tendine e osso),del cingolo pelvico.
La colonna viene colpita anche in momenti differenti dall’esordio, con deformità assiale fino all’anchiilosi diffusa con rigidità progressiva e ridotta mobilità del torace, e lentamente impotenza funzionale delle anche e delle spalle.
LE complicanze più gravi sono sicuramente la spondiodiscite (è un crollo di un disco intervertebrale associato a fenomeni erosivi da osteiti dei piatti discali), le fratture secondarie (da tenere molto presente durante gli esercizi posturali e nelle manipolazioni vertebrali), sindrome della cauda equina, coxite.
Come si Cura la Spondilite anchilosante?
La cura per la spondilite anchilosante dipende dalla progressione della malattia e dalla prontezza nel riconoscerne i sintomi e trattarli quanto prima. La Terapia si dovrà orientare nel cercare di mantenere quanto più possibile le capacità funzionali residue e la qualità della vita dei pazienti.
Come già accennato, rispetto ad altre malattie reumatiche il risposo è altamente sconsigliato, mentre un attività motoria costante e regolare aiutano a gestire e regolare il dolore. Sarà quindi di fondamentale importanza una corretta informazione al paziente, e una corretta prevenzione di fattori di rischio.
I farmaci più utilizzati sono i classici Fans, che come sappiamo non possono essere usati per troppo tempo, pena danni a fegato e stomaco come mostrato nella guida ai farmaci antinfiammatori.
Possono essere usati nelle fasi di riaccensione articolare con segni sistemici, i farmaci Corticosteroidi (prednisone e metilprednisolone).
Trovano indicazione sopratutto negli impegni periferici sopratutto ginocchia e anche le infiltrazioni articolari, sia con steroidi, sia con acido ialuronico al fine di migliorare l’articolarità.
La Fisioterapia per la spondilite anchilosante è forse però la terapia di elezione, e una correta terapia fisioterapica DEVE ESSERE ESEGUITA DA UN FISIOTERAPISTA ESPERTO.
Prevede la Rieducazione posturale secondo il metodo MEZIERES , che si esegue 1 volta la settimana massimo 2. Durante tale seduta il terapista facilita e migliora la respirazione cercando di concentrarsi nel movimento della cassa toracica che come abbiamo visto viene colpita dalla malattia.
È fondamentale la mobilizzazione passiva, la rieducazione funzionale, e l’allungamento muscolare (Stretching).
Lo sport che deve essere inserito nel piano di trattamento, è certamente il Nuoto, oltre alla ginnastica a corpo libero, anche se in genere qualunque forma di movimento è di aiuto sia sul piano fisico che su quello psicologico.
Ecco un breve video con alcuni esercizi che possono comunque essere eseguiti quotidianamente a casa, in aggiunta al trattamento Fisioterapico specifico
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David Di Segni
Fisioterapista – Posturologo Specializzato nella cura del dolore cronico senza uso di Farmaci, che opera nel campo ortopedico presso studio Mdm Fisioterapia di Roma dal 2003. Iscritto all’albo con N. 2096 della sezione di Roma. Biografia completa.