Intervista a Rosario Bellia
Intervista a Rosario Bellia
Oggi abbiamo deciso di incontrare e intervistare Il “Maestro” Rosario Bellia, un uomo, che è passato indenne tra due generazioni di Fisioterapisti, adattandosi, e continuando a crescere nella nostra professione con entusiasmo e curiosità. Molti colleghi arrivati a 60 anni, tendono ad essere stanchi, svogliati, e annoiati..Rosario invece, lo troviamo pimpante, acuto e davvero molto interessante e mai banale nelle sue risposte. È stato davvero un piacere poterlo intervistare
Ciao Rosario, ben trovato, parlaci un pò di te (dove lavori da quanti anni svolgi la professione, quale è la tua formazione professionale)
- Sono un ex atleta, facevo lancio del disco ed ho vestito la maglia della nazionale giovanile di atletica leggere negli anni settanta. Infatti dopo la scuola superiore ho frequentato l’ISEF a Palermo negli anni ‘76 – ’79, continuando sempre la mia attività agonistica con una squadra di serie A di atletica leggera. Dopo per un grave infortunio muscolare ho avuto bisogno di sottopormi a cure fisioterapiche ed ho capito che era quella la mia vera passione. Dalla Sicilia mi sono trasferito a Milano ed ho partecipato al test d’ingresso presso l’Università Statale di Milano. Per una serie di coincidenze fortunose mi hanno ammesso, su mille partecipanti sono arrivato 68° (dovevano essere ammessi in 65 invece poi hanno allargato a 75 i posti disponibili, serve anche la fortuna nella vita). Ho dato la tesi come Terapista della Riabilitazione nel 1982 insieme a Nello Genovese mio compagno di università. Quindi ho aggiunto al diploma dell’Istituto Superiore di Educazione Fisica anche questo altro titolo universitario. Ho cominciato a lavorare nella scuola come professore di educazione fisica e il pomeriggio lo dedicavo a fare il libero professionista come fisioterapista. Avere una formazione specifica a livello sportive mi ha portato a privilegiare l’aspetto della riabilitazione in traumatologia sportive in maniera preminente. La fisioterapia era proprio agli inizi negli anni ottanta, quindi facevo molto domicilio su tutte le patologie e dopo ho cominciato a lavorare in un poliambulatorio come fisioterapista sportive. Adesso dopo aver fatto tutta la carriera scolastica come docente di educazione motoria e sportive lavoro in partime e continuo a fare la libera professione presso due poliambulatori, ho ridotto quasi del tutto il lavoro a domicilio.
Non conosciamo la tua età ma ad occhio e croce, sei passato tra due generazioni di Fisioterapisti: Quelli che nascono come massaggiatori, e quelli moderni che invece hanno tante frecce al loro arco per affrontare e risolvere molte patologie. Potresti raccontarci questo passaggio.
- Sono del 1955 e quest’anno vado per i 61 anni (e non sentirli o quasi…), ho visto l’evoluzione della fisioterapia in Italia ed anche all’estero. Negli ultimi anni c’è stata una grande spinta metodologica e con l’avvento di internet si è tutto velocizzato, e le varie evoluzioni in tutti i campi riabitativi si diffondono quasi in tempo reale. Oggi i giovani hanno una grande possibilità sia all’università, ed anche dopo con i tanti corsi che si possono frequentare che danno immediatamente la possibilità di apprendere delle tecniche efficaci sia a livello teorico che pratico. Assistiamo ad una grande offerta di Master post laurea che permettono di approfondire in maniera completa alcune specifiche branche della fisioterapia, con ottime proposte formative in generale, sia in Italia che all’estero: personalmente preferisco le proposte offerte dalle Università, che sono garanti della formazione. Le nuove generazioni sono avvantaggiati sia per le competenze informatiche che per la conoscenza delle lingue straniere, inoltre sono molto geniali e preparati. Purtroppo la congiuntura economica rende difficile l’inizio dell’attività poi i giovani veramente bravi trovano una collocazione adeguata e gli altri si adattano. Il mio secondo colpo di fortuna è stato avere un figlio (ho quattro figli) campione mondiale di pattinaggio a rotelle corsa e primatista mondiale dei 200 metri a cronometro. Ho sempre seguito mio figlio nelle gare e lo assistevo a livello fisioterapico, il CT della nazionale mi ha tenuto d’occhio e mi ha proposto di fare il fisioterapista della nazionale italiana di pattinaggio a rotelle corsa (FIHP). Ho ricoperto questo ruolo per dieci anni ed ho girato il mondo (mezza Europa, Cina due volte, Korea, Colombia). In Korea durante un Campionato mondiale ho seguito un corso di formazione sul kinesio taping Korean Method con la ditta Atex korea. La mia formazione infatti è Koreana ecco perché la mia tecnica di applicazione del taping elastico è diversa rispetto agli altri.
Quando hai deciso di diventare un docente e cosa ti ha spinto a farlo?
- Dopo qualche anno che praticavo la mia tecnica di taping kinesiologico koreano e con l’espandersi di internet, ho cominciato a pubblicare qualche articolo su case report di miei pazienti che ho trattato con la tecnica di taping elastico. Poi sono stato chiamato da David Blow (agopuntore) ideatore della tecnica taping neuromuscolare, dopo avermi fatto partecipare ai due livelli di formazione, mi ha proposto di fare il docente per le applicazioni in traumatologia sportiva. La tecnica Koreana di taping come vedremo è molto diversa da quella comunemente insegnata da altri formatori, infatti una azienda italiana di nastri kinesiologici mi ha proposto di cominciare un’attività di formazione con la loro collaborazione. Dopo un anno sono stato contattato da un collega spagnolo, che vedendo nella mia tecnica di bendaggio qualcosa di innovativo mi ha invitato a fare un corso a Valencia (Spagna). Dopo aver realizzato parecchi corsi presso strutture ospedaliere e Associazioni private in Italia e anche in Spagna, ho cercato di mettere ordine nelle mie tecniche di bendaggio ed è iniziato il progetto del primo libro sul Taping Kinesiologico. Ho fondato l’Associazione Italiana Taping Kinesiologico ed ho formalizzato la mia tecnica: kinesiobellia metodo koreano. Dopo ho pubblicato il secondo libro sul Metodo Koreano ed in ultimo il terzo libro sulle applicazioni del taping kinesiologico nelle disfunzioni della colonna vertebrale e la postura. Adesso ho quasi ultimato il quarto libro che è un progetto internazionale perché prevede la pubblicazione in tre lingue: italiano, inglese e koreano. Insegnare mi affascina molto, il confronto professionale con i giovani mi dà sempre nuovi stimoli e tutte le volte che faccio un corso “imparo qualcosa”, questo è meraviglioso.
Molti in Fisioterapia tendono a tenere per se, le proprie conoscenze e competenze Tu invece no. Ci spieghi il motivo?
- Penso che la generosità del formatore deve essere già innata, dopo con l’’esperienza umana che ogni persona sviluppa nella vita ciò può essere più o meno determinante nel modo di insegnare. Personalmente sono molto contento nel trasmettere il mio “sapere” pur con i limiti della mia conoscenza. Provo molta soddisfazione nel vedere come i colleghi apprezzano ciò che insegno e la mia strategia didattica. L’esperienza che ho fatto in due Università in India mi ha ulteriormente confermato questa mio modo di “porgere le conoscenze”. Spesso trovo dei colleghi giovani molto preparati che riescono con le loro osservazioni a migliorare la visione generale della mia tecnica, proponendo nuovi modi di “procedere” che poi io sviluppo con la mia esperienza specifica.
Cosa sono per te i cerotti per taping kinesiologico?
- I nastri elastici hanno subito negli ultimi anni un’evoluzione notevole sia dal punto di vista dei tessuti utilizzati che per le soluzioni innovative proposte: nastri alla tormalina, nastri con sfere acriliche, con fori longitudinali, pre cut, ecc. Vengono utilizzati dei tessuti molto particolari che stanno permettendo di sviluppare anche la tecnica applicativa: il nastro in nylon essendo bielastico è indicato per drenare i fluidi (edemi, ematomi, ecc.); il nastro in Lycra-nylon ha gli elastomeri a memoria quindi permette una certa stabilità della caratteristiche elastiche, che sono molto elevate; nastro in SETA synthetic kinesiobellia by Asiamed è un nastro che ha caratteristiche di notevole adesività e può esser sovrapposto senza “sfogliarsi”, quindi specifico per le applicazioni stabilizzanti come supporto al movimento. I nastri in cotone vengono ancora utilizzati in maniera “universale” su tutte le applicazioni però con poca specificità, il professionista che vuole ottimizzare le applicazioni dovrà utilizzare nastri specifici in base all’obiettivo. Nel mercato italiano sono in commercio più di trenta marche di nastri con una notevole differenza di qualità, quindi è determinante riuscire a verificare le caratteristiche di “qualità” del nastro per ottimizzare i risultati.
In cosa ti differenzi rispetto ad altri approcci (più o meno tutte le metodiche danno dei risultati, la tua cosa offre di più rispetto ad altre?
- La mia tecnica applicativa segue i principi koreani di globalità (visione olistica), le applicazioni innovative seguendo la “biomeccanica dei movimenti” nel rispetto della metodica di facilitazione neuromuscolare Kabat, la sinergia nel campo della neurodinamica, le applicazioni nel riequilibrio energetico della medicina tradizionale cinese (MTC), inoltre le applicazioni per favorire il drenaggio emolinfatico, anche nella fase post chirurgica. Un altro aspetto che differenzia questa tecnica è caratterizzato dal fatto che il taping kinesiologico ha dato una notevole spinta tecnica evolutiva, poiché ha differenziato l’applicazione dei vari nastri elastici in commercio con i nuovi materiali: SETA syntehetic, nylon, cotone, lycra, in riferimento agli obiettivi da raggiungere nell’azione terapeutica. Ho cercato di mettere il “nastro elastico” al servizio della fisioterapia con le caratteristiche specifiche. Si utilizza l’applicazione del cross tape per ottimizzare l’azione del tape elastico, oltre all’utilizzo della tecnica del “powerful taping system” quando si vuole supportare una struttura anatomo-funzionale danneggiata.
IL taping kinesiologico “Metodo Koreano” pone la massima attenzione sull’analisi delle catene cinetiche, sulla biomeccanica del gesto disfunzionale. La base metodologica è il rispetto di un principio di neurofisiologia fondamentale: “il cervello riconosce il movimento e non il singolo muscolo” (assioma di Beevor). Nessuna parte della catena cinetica si attiva isolatamente, ma ciò avviene in sinergia con i muscoli, le articolazioni e i propriocettori globalmente. Riassumendo il principio kinesiobellia è quello di bendano “cause” e non sintomi in una visione globale e tridimensionale, considerando il taping kinesiologico una tecnica aggiuntiva e non elettiva. Molto interessante le applicazioni in: terapia occupazionale, nella fase post chirurgica, nelle neuropatologie centrali e periferiche per supportare il movimento residuo, in Medicina Tradizionale Cinese, nella fisio-estetica, nella logopedia, nella posturologia.
Immaginiamo una giornata tipica di Rosario. Tratti tutti i tuoi pazienti con il tuo metodo, oppure integri altre metodiche o strumenti?
- Al mattino per 4 giorni alla settimana insegno in una scuola superiore educazione motoria e sportiva per 12 ore settimanali, ancora per un anno spero. Nel tempo che rimane lavoro come fisioterapista presso due poliambulatori e tratto tutte le patologie, in particolare gli sportivi. Non tratto solo le paralisi cerebrali infantili, perché non mi sento preparato abbastanza. Utilizzo tutte le tecniche riabilitative che conosco e per concludere il trattamento, se serve, applico il taping kinesiologico che avrà un’azione sinergica e continua per il raggiungimento dell’obiettivo prefissato. Utilizzo il crochetage, la cupping therapy, Hook, il neuroregolatore, il fascialfull. Nella mia seduta utilizzo la terapia manuale classica (massaggio) e qualche mobilizzazione selettiva.
Come inserisci il tape nel tuo trattamento?
- Come specificato prima il mio concetto di taping kinesiologico vede l’applicazione come una “tecnica aggiuntiva e non elettiva”, quindi il taping al servizio della fisioterapia e della prevenzione dei traumi sportivi. Credo di avere avuto il merito perché implementando la tecnica ho cercato, quando è possibile, di trovare delle applicazioni che supportano il nostro lavoro di riabilitatori, senza perdere di vista tutti i limiti di questa tecnica. Non penso che questa tecnica serva in tutte le patologie, però può essere un valido supporto in tanti casi. Penso che il taping kinesiologico ha ancora dei margini di miglioramento per ottimizzare le applicazioni. Nel panorama mondiale si stanno sviluppando dei nuovi nastri elastici che possono aprire nuove frontiere applicative. Unico neo è la ricerca scientifica su questa tecnica (EBM), a mio parere perché nessuna azienda potrà finanziare una ricerca di cui poi tutti gli altri brand potranno avvantaggiarsi dal punto di vista commerciale. Ho proposte delle ricerche ma non ho ancora trovato l’organizzazione disponibile ad aiutarmi a realizzarlo.
Il tuo studio è privo di macchinari (Se no, indicaci quali usi quotidianamente)
- Sono un fisioterapista vecchio “modello” molta terapia manuale e poca strumentale: ho due neuroregolatori interattivi e una magnetoterapia. Penso che la terapia manuale supportata anche da alcuni piccoli attrezzi e per concludere il bendaggio elastico o power mix possono essere sufficienti al mio lavoro. Inoltre ho qualche strumento per l’analisi posturale.
Il tuo campo di applicazione è esclusivamente ortopedico sul dolore, oppure ti occupi anche di riabilitazione?
- Sono un fisioterapista a 360° e mi occupo di post chirurgico generale, postura, algie vertebrali, traumatologia sportiva, rieducazione neurologica dell’adulto, ecc. Collaboro con tecnici ortopedici, osteopati, podologi, medici ortopedici, fisiatri, agopuntori, logopedisti, psicologi, gnatologi, e comunque se ho bisogno contatto i medici che seguono i miei pazienti.
MA il taping, è applicabile anche in campo neurologico? se si, in quali situazioni potrebbe essere di aiuto?
- Il taping kinesiologico può essere applicato anche in campo neurologico, con delle particolari tecniche che considerano gli schemi patologici caratteristi della specifica sindrome e i riflessi complessi che si potrebbero “stimolare” in maniera controproducente. Si usano interessanti applicazioni nella terapia occupazionale per ottimizzare i movimenti residui del paziente per migliorare la qualità di vita del paziente. Si può applicare in tutte le patologie neurologiche se non vi sono delle controindicazioni specifiche. Seguendo i principi delle facilitazioni propriocettive Kabat, come ho scritto nel mio secondo libro, il taping kinesiologico può essere un valido aiuto per continuare il lavoro rieducativo dopo la seduta fisioterapica. Molto efficace le applicazioni sul “piede cadente”, per la sublussazione della spalla e il ginocchio recurvato dell’emiplegico, per il dorso curvo del parkinsoniano, ecc….. Anche nelle patologie periferiche può essere interessante la stimolazione propriocettiva che si può avere.
Se tu avessi un figlio che si è appena laureato, come lo consiglieresti, per diventare un ottimo terapista?
- Quando ho finito l’università nel lontanissimo 1982 ho iniziato a lavorare pian pianino e nel frattempo facevo ancora tirocinio gratuito sia in un centro convenzionato che con una squadretta di calcio del paese, ciò mi ha portato a migliorare la manualità e la sicurezza decisionale. Sono stato sempre una “spugna”, ho imparato molto per “immersione”, ho cercato sempre “rubare” ciò che facevano i fisioterapisti più bravi di me con la massima umiltà, sia a livello nazionale che internazionale. L’aspetto fondamentale è avere passione per il proprio lavoro e non farsi scoraggiare nei momenti negativi o di mancanza di lavoro, prima o poi arriverà “il treno giusto” e bisogna essere pronti e non aver paura sempre con umiltà, che alla lunga premia!!!! La fisioterapia è molto vasta e consiglio ai giovani di avere una preparazione di base uniforme in tutti i campi della riabilitazione, però essere un “BIG” in una specifica attività e svilupparla al massimo, in base ai propri interessi: la PASSIONE permette di mettere in campo “ENERGIA speciale”.
Quali sono i corsi che andrebbero assolutamente svolti, e in quale ordine?
- Bisogna sviluppare una buona manualità, che spesso manca appena dopo l’università, farei un buon corso di terapia manuale, inoltre trovarsi una squadretta sportiva (qualsiasi) dove andare a fare pratica. Dopo, in base ai propri interessi sviluppare in modo specifico la branca della riabilitazione che viene scelta: sarebbe assurdo per chi non è interessato allo sport partecipare a corsi di formazione sulla traumatologia sportiva. Consiglio di fare corsi applicativi !!!! dopo aver finito il corso bisogna essere in grado di sfruttare subito ciò che si è appreso, questo è un vero investimento. Non scegliere di fare collezione di corsi, ma mirare con cura alle proprie ambizioni lavorative future. Fondamentale è conoscere bene l’anatomia palpatoria, purtroppo durante i mie corsi vedo che c’è carenza, se non viene identificata in maniera precisa una struttura anatomica come si può trattarla adeguatamente e capire ciò che si sta facendo?
Secondo te come evolverà la fisioterapia nei prossimi anni e quali saranno le nuove frontiere?
- In questi ultimi anni la fisioterapia ha avuto un’implementazione con una velocità incredibile, la tecnologia permette di verificare alcuni parametri che prima non si riusciva a valutare, ecco perché stanno cambiando le “metodiche” e alcuni macchinari sono veramente molto performanti. Il fisioterapista del “terzo millennio” deve avere una preparazione a 360°, anche il relazione al fatto che il “posto fisso” non è più garantito a vita!! Quindi bisogna essere pronti a “cambiare posto di lavoro” e giocarsi la propria preparazione in maniera flessibile. La preparazione di base deve essere medio-alta ed avere una “specialità” che caratterizza il nostro lavoro. Con i problemi legati all’assistenza sanitaria nazionale si assisterà ad un aumento dell’offerta privata, fino a quando si riuscirà a spuntare “l’accreditamento diretto”, che farebbe risparmiare tanto, ma che a livello politico-clientelare toglierebbe un bel “serbatoio di voti”, quindi lo vedo come una grande conquista, ma i tempi per adesso non sono maturi. I giovani devono stare sempre pronti a sfruttare al meglio le opportunità che si presentano, senza scoraggiarsi arriverà “il treno giusto” bisogna riconoscerlo e salire al volo!!!! In bocca al lupo a tutti.
Auguro a Voi ogni bene, siate pronti, noi svolgiamo un lavoro meraviglioso!!!!
Ti ringraziamo, Rosario, per la disponibilità, sperando che possa essere di aiuto questa chiacchierata
- Grazie a te, spero che qualche collega possa prendere spunto dalla mia storia professionale per poter progettare in suo futuro in maniera brillante. Per concludere mi sento di dire che: ogni persona è imprenditore di se stesso, bisogna avere un PROGETTO, ed essere pronti a cambiarlo in corsa. Sviluppare la tenacia e la determinazione, e per concludere sicuramente ci vuole una buona dose di FORTUNA, ciao in bocca al lupo a tutti da Rosario.
David Di Segni
Fisioterapista – Posturologo Specializzato nella cura del dolore cronico senza uso di Farmaci, che opera nel campo ortopedico presso studio Mdm Fisioterapia di Roma dal 2003. Iscritto all’albo con N. 2096 della sezione di Roma. Biografia completa.